Da simbolo dell’infanzia a metafora di desiderio e libertà, il gelato ha trovato nel cinema un palcoscenico privilegiato per esprimere leggerezza, intimità, ma anche ironia e malinconia. Il suo impiego visivo e simbolico è immediato: è un oggetto riconoscibile, universale e carico di associazioni culturali, che permette agli spettatori di entrare subito in sintonia con ciò che accade sullo schermo. Di seguito alcune scene cult nelle quali l’associazione tra gelato e cinema si fa protagonista di momenti iconici, romantici, o semplicemente umani.
Cinema e gelato: cinque momenti cult nella storia del cinema moderno
Ecco cinque scene cult tratte da altrettanti film di epoche e generi diversi in cui il gelato svolge un ruolo centrale — a volte simbolico, a volte decisivo, a volte di contorno — raccontando storie di libertà, innocenza, desiderio, conflitto e riconnessione con sé stessi. Un viaggio tra immagini, sapori e atmosfere in cui gelato e cinema si intrecciano in modo indissolubile, creando un legame profondo che esalta emozioni e narrazione, confermando il posto d’onore di questa prelibatezza gelata nella storia della settima arte.
Vacanze romane (Roman Holiday, 1953) – Il gelato come simbolo di libertà
Nel capolavoro diretto da William Wyler e interpretato da Audrey Hepburn e Gregory Peck, il gelato diventa un potente emblema di normalità e libertà. Ambientato in una Roma luminosa e idealizzata, il film racconta la fuga di una principessa dai doveri di corte e il suo desiderio di vivere, anche solo per un giorno, come una ragazza qualsiasi.
Il momento in cui Anna, la protagonista, gusta con piacere un gelato sulla gradinata di Trinità dei Monti rappresenta non solo una fuga dai rigidi doveri quotidiani, ma anche l’aspirazione a una vita più autentica e spontanea — in altre parole, più “dolce”.
Forrest Gump (1994) – Il gelato come simbolo di conforto
Nel celebre film diretto da Robert Zemeckis, Forrest Gump (interpretato da Tom Hanks) mangia con entusiasmo un gelato mentre si trova ricoverato in ospedale militare, dopo essere stato ferito durante la guerra del Vietnam. In un ambiente segnato dal dolore e dalla desolazione, il gelato diventa per lui un piccolo, dolce conforto, l’unico elemento capace di sollevare, almeno per qualche minuto, le sue sofferenze fisiche. Come dirà lui stesso in una battuta divenuta iconica “The only good thing about being wounded in the buttocks is the ice cream” (traducibile in italiano come “L’unica cosa positiva del farsi male al di dietro è il gelato”).
La scena è resa ancora più toccante dalla presenza del Tenente Dan, prostrato nel corpo e nello spirito, rifiuta ogni forma di conforto fornita dal protagonista. Forrest, con la sua ingenuità disarmante, gli porge un cono gelato dicendo semplicemente: “Tenente Dan, ti ho portato un gelato“, senza rendersi conto della distanza emotiva che separa i due personaggi, della differenza tra innocenza e disincanto, tra chi trova sollievo in un gesto infantile e chi è invece ancora prigioniero del proprio dolore.
Pulp Fiction (1994) – Il milkshake emblema di tensione e seduzione
In Pulp Fiction di Quentin Tarantino, sono i dettagli più ordinari a trasformarsi in simboli densi di significato. Tra questi, il celebre “milkshake da 5 dollari” ordinato da Mia Wallace (Uma Thurman) durante la sua serata con Vincent Vega (John Travolta) diventa protagonista di una scena memorabile al confine tra cinema e gelato.
Il dialogo che ruota attorno al milkshake (una tipica bevanda dolce americana a base di gelato, latte e sciroppi aromatizzati, servito in un grande bicchiere con panna montata), apparentemente spensierato, è invece denso di sottintesi e tensione: la dolcezza infantile del gelato contrasta con l’ambiguità della situazione, in cui seduzione, rischio e vulnerabilità si intrecciano sotto la superficie. A suggellare il tutto, l’indimenticabile battuta di Vincent che, incuriosito, assaggia il milkshake di Mia, commentando: “Goddamn, that’s a pretty fuckin’ good milkshake” (“Mamma mia, questo è davvero un buon milkshake”).
Mangia, Prega, Ama (Eat Pray Love, 2010) – Il gelato come celebrazione del piacere e della riconnessione con sé stessi
Tratto dal celebre memoir di Elizabeth Gilbert e diretto da Ryan Murphy, “Mangia, prega, ama” segue il trasformativo viaggio — tanto interiore quanto esteriore — della protagonista (interpretata da una brillante Julia Roberts) attraverso tre paesi e tre fasi della sua vita. Nella parte ambientata in Italia — e in particolare a Roma — Liz si siede su una panchina vicino a Piazza Navona e si gode un cono gelato con un sorriso autentico e liberatorio. Un gesto che è molto più di un semplice assaggio, ma una dichiarazione d’intenti, una riconquista del diritto al piacere, al nutrimento emotivo, al presente.
Il luogo in cui è girata la scena è reale e visitabile ancora oggi: si tratta de Il Gelato di San Crispino in via della Panetteria, gelateria aperta nel lontano 1992 dai fratelli Pasquale e Giuseppe Alongi, e oggi diventata meta di pellegrinaggio non solo per chi ha amato il film, ma anche per chi cerca un’esperienza gourmet e al tempo stesso autentica nel cuore della capitale.
Il diario di Bridget Jones (Bridget Jones’s Diary, 2001) – Il gelato come simbolo di ironia e auto-accettazione
Per concludere questo viaggio unico tra cinema e gelato, forse una delle scene pop più vivide e brillanti del cinema dei primi anni 2000 — quella di Bridget Jones (nel film diretto da Sharon Maguire interpretata da Renée Zellweger) che si siede sul divano di casa a mangiare del gelato direttamente dal barattolo in modo goffo e spontaneo, senza filtri né pretese, incarnando con naturalezza quell’umanità imperfetta che la rende tanto amata dal pubblico.
Un gelato che diventa un piccolo “atto di ribellione” contro le pressioni sociali e le aspettative, sempre più pervasive, legate all’immagine e al peso corporeo, ma anche una dolce coccola capace di offrire un po’ di conforto nei momenti più difficili – un gesto spontaneo e familiare, in cui, in fondo, possiamo riconoscerci un po’ tutti!
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